Campagna. Idilliaca, mostruosa o rivoluzionaria?

Campagna. Idilliaca, mostruosa o rivoluzionaria?

A ognuno di noi è capitato, almeno una volta nella vita, di immaginarci in un luogo diverso. Magari lontano dal trambusto delle città, dove si vive di fretta e ad alto volume, le gente è nervosa, la vita cara e il cielo diventa un pezzettino d’azzurro costretto fra i cornicioni degli edifici. Ammettiamolo: seppure con leggerezza, tutte e tutti ci siamo scoperti a fantasticare di mollare tutto e andare a vivere in campagna. Ma poi…qualcuno l’ha fatto davvero?

Con la drammatica crisi abitativa che le grandi città stanno vivendo, muoversi verso i centri minori è per molte persone una strada obbligata. Aldilà dei vantaggi economici che una tale scelta può significare, negli ultimi anni l’immagine della campagna è stata al centro di una effervescente rielaborazione. La moda country chic, il boho, la soluzione del glamping e le altre forme di estetizzazione di quel che viene proposto come un “contatto più genuino con la natura” ci parlano di una campagna in evoluzione.
La vecchia immagine della ruralità scomoda, bruta e noiosa sembra soppiantata dalla sua gemella buona: una campagna frugale ma rigenerante, quasi mistica.

E se il sogno diventa un incubo?

Dovremmo aver imparato (se non dalla storia almeno dagli horror) che non tutti i sogni sono sicuri… Fra gli anni Settanta e Ottanta la società italiana cambiava volto: il baricentro strutturale del Paese si era spostato dalle campagne alle città, e sotto la pressione del boom edilizio si inauguravano i primi ecomostri. Per tanti italiani, la difficile vita di campagna era un affare chiuso.
Ma proprio in quegli anni, precisamente nel ‘76, usciva nelle sale italiane un film destinato a diventare un cult: La casa dalle finestre che ridono. Con le sue atmosfere visionarie, le ambientazioni in una campagna minacciosa e perturbante, Pupi Avati dava inizio al cosiddetto “gotico padano”. Al centro del nuovo genere, il fascino mostruoso degli spazi rurali, veri e propri protagonisti di storie nelle quali la campagna resta luogo irriducibile (e ingovernabile) delle paure ataviche. Qualcosa, sembra dirci il regista, che cerca parole proprie per continuare a raccontarsi.

Dai mostri reali a una campagna rivoluzionaria

La vita in campagna non è tutta rose e fiori, ma ha anche le sue spine. Lo sa bene chi ci è nato e cresciuto, e lo sanno soprattutto i coltivatori. Nel cortometraggio Omelia contadina, diretto da JR e Alice Rohrwacher (2019), i “mostri” della campagna sono assolutamente reali: le gigantografie degli agricoltori dell’Altopiano dell’Alfina (VT) si trasformano in salme che simboleggiano la morte dell’agricoltura contadina, vampirizzata dalle leggi di mercato. Così l’idillio si trasforma in un incubo, per i molti contadini dell’Alfina (ma non solo) che devono svendere i loro prodotti ai prezzi sempre più stracciati richiesti dalla grande distribuzione. “L’agroindustria, le grandi multinazionali, che piantano monocolture intensive, che sottraggono la terra, la consumano e la inquinano hanno ucciso la nostra agricoltura contadina”, recita un’agricoltrice: “Quando vorrete tornare indietro e cercarla; quando capirete il prezioso lavoro che attraverso i millenni ha fatto senza mai pretendere niente, non la troverete più. Regnerà una primavera silenziosa”, conclude – citando il celebre libro di Rachel Carson (Silent Spring, ed. or. 1962). La posta in gioco, dunque, è altissima. Si tratta di guardare in faccia i mostri della campagna e riconoscere che siamo di fronte a un bivio: lasciarla soccombere alle leggi di mercato, oppure lottare per tenerla in vita. Scegliendo la seconda strada, spinosa ma anche piena di sorprese, possiamo trasformare un presagio di morte nella rivoluzione più grande di tutte: quella del rispetto della campagna.

Parole Rivoluzionarie
Dieci parole noiosette che nascondono un lato sovversivo

Claudia Marsulli, dottoranda dell’Università La Sapienza di Roma ha cercato per noi il lato sovversivo (nemmeno così nascosto) di ciò che si fa attendere, gira, si ripete, torna. È nato così un piccolo abbecedario digitale e rivoluzionario intessuto di riferimenti letterari, consigli di lettura e spunti di riflessione.
L’abbecedario rivoluzionario è stato realizzato nell’ambito del dottorato in Scienze del Testo (PON: Dottorati Green).

Leggi le parole precedenti:

 



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