Ciclico. Che si ripete continuamente.

Ciclico. Che si ripete continuamente.

Le rivoluzioni sono dirompenti, nuove, sconvolgenti.
Ciò che è ciclico è invece lento, ripetitivo, noioso…
Ma è davvero così?
E se invece la ciclicità nascondesse un lato sorprendente e ribelle?
Claudia Marsulli, dottoranda dell’Università La Sapienza di Roma* ha cercato il lato sovversivo (nemmeno così nascosto) di ciò che si fa attendere, gira, si ripete, torna. È nato così un piccolo abbecedario digitale e rivoluzionario intessuto di riferimenti letterari, consigli di lettura e spunti di riflessione.

Iniziamo con la parola più noiosa dell’elenco: ciclico, che si conclude in sé, oppure che si ripete e si rinnova ad intervalli di tempo costanti.

Fino a non molto tempo fa, fuori dall’era elettrica, i ritmi della notte e del giorno avevano un grosso impatto sulle attività più semplici. Nell’Ottocento le ore si contavano in base alle albe e ai tramonti, le cui coordinate variano tra estate e inverno e a seconda del luogo: l’ora italica estiva si distingueva dall’italica invernale, ed entrambe differivano dalle ore francesi o spagnole. Perfino gli eventi eccezionali dovevano attendere il momento giusto: prima delle moderne tecnologie belliche, le guerre si facevano solo d’estate perché a uccidere non era solo il nemico, ma anche il freddo, la neve, la pioggia, il fango, le febbri. Fa un certo effetto pensare che a sciogliere le sorti di un impero servisse l’avvicendarsi delle stagioni, quando a noi basta un euro per aggirarle d’un colpo.
Tanto è il costo medio di un chilo di pomodori nel mese di gennaio (secondo ISMEA). Come sappiamo, il pomodoro è estivo; eppure, entrando in un qualsiasi supermercato in pieno inverno, non mancheremo di trovare, tutte allineate, cassette colme di pomodori, tondi, invitanti e rossi. Arrivano perlopiù dal sud della Spagna, la “serra d’Europa”: decine di migliaia di ettari di coltivazioni intensive, dagli 80 ai 100 mila lavoratori impiegati (spesso sottopagati) e un impatto ambientale enorme. Senza contare le emissioni prodotte nelle fasi di trasporto.
Al ciclo delle stagioni si sostituisce, è il caso di dirlo, un circolo vizioso. Aspettare la stagione giusta? Visto così, è un atto rivoluzionario!

 

*L’abbecedario digitale e rivoluzionario è stato realizzato nell’ambito del dottorato in Scienze del Testo (PON: Dottorati Green)



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