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L’uva Pizzutello

L’uva Pizzutello

Nel 1956 un gruppo di vignaioli siciliani decide di trasferirsi ad Aprilia in provincia di Latina. Sono tutti di Pantelleria, coltivatori di zibibbo e passito da generazioni. Arrivano alla spicciolata, uno dopo l’altro, alla fine saranno 46, tutti andranno a vivere lungo via Corsira. Acquistano 170 ettari di terreno, fondano una Cooperativa, la chiamano Corsira e piantano viti. “La conoscevano bene l’uva!” mi dice il signor Franco Ferreri, da 29 anni Presidente della cooperativa e da mezzo secolo impegnato a far crescere una buona uva da tavola. “Mio padre è uno dei soci fondatori, e in Sicilia si era sempre occupato di uva. Prima di lui, lo stesso aveva fatto mio nonno. Quando arrivò qui, la cosa più naturale era continuare la tradizione e così comprò il terreno, cercò le viti e iniziò, con gli altri soci, a produrre uva da tavola.”

uva Pizzutello bianca
Sui terreni della cooperativa Corsira vengono così, già a partire dal 1956, impiantate diverse varietà d’uva: l’uva Matilde e quella Leopoldo, l’uva Italia, la Black Magic, la Red Globe e il Pizzutello bianco e rosso dalla buccia sottile e gli acini allungati, pizzuti appunto. “Il nostro è il vero Pizzutello”, mi dice il signor Franco con orgoglio, “è quello di Tivoli! Quello che trovi in giro è un’altra cosa, non è uguale al nostro. Noi, abbiamo preso i tralci 60 anni fa nelle zone in cui si produceva tradizionalmente e li abbiamo fatti analizzare. Abbiamo fatto fare l’esame del dna per essere sicuri di avere il ‘vero’ Pizzutello, quello che mangiavano gli antichi romani. È una bella soddisfazione ed è anche emozionante pensare che quest’uva si è rigenerata anno dopo anno ed è arrivata fino a noi”.
I soci della cooperativa Corsira sono fieri di avere tra le loro uve varietà tradizionali e storiche come l’uva Pizzutello, è un modo per preservare biodiversità in campo e per non perdere tradizioni che sono fortemente legate al territorio, che ne raccontano la storia e che contribuiscono al loro sviluppo e alla loro crescita. “Non ci interessa produrre tanto”, mi dice il signor Franco, “ci interessa farlo bene, ci interessa che l’uva sia buona, che sia sana!”.

uva Pizzutello Bianca

Per questo, 15 anni fa, i soci decidono di cambiare metodo produttivo e iniziano a coltivare i vitigni con la lotta integrata*. “Volevamo che la nostra uva fosse il più possibile libera da pesticidi ed altri prodotti chimici e allora abbiamo iniziato con la lotta integrata” spiega il signor Franco, “abbiamo cercato degli agronomi specializzati e ci siamo fatti seguire e consigliare. Grazie al loro aiuto siamo riusciti a ridurre drasticamente sia l’uso di fitofarmaci sia la loro tossicità. Trattiamo le piante solo se è necessario, solo se si ammalano e, per evitare che succeda, usiamo gli insetti amici, le trappole e i feromoni per bloccare la riproduzione di organismi infettanti.”
A questo punto il signor Franco mi saluta: ha molto da fare, questo è il periodo in cui l’uva si deve raccogliere e fino a fine settembre il lavoro sarà tanto. Prima di andare via mi chiede “ma tu, lo hai assaggiato il nostro Pizzutello?” “Non ancora” rispondo, “allora assaggialo, ché l’articolo ti viene più bello!”.

*La produzione integrata rappresenta un sistema di produzione agro-alimentare che utilizza metodi, mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi, a razionalizzare le tecniche agronomiche, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. Le finalità della produzione integrata vanno ricercate, da un lato nella necessità di coniugare la tutela dell’ambiente naturale con le esigenze tecnico-economiche della moderna agricoltura che per perseguire questo scopo adotta tecniche produttive compatibili, dall’altro nell’obiettivo di innalzare il livello di salvaguardia della salute degli operatori e dei consumatori.

(Regione Lazio – Disciplinari di produzione integrata 2012 – Norme generali)



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