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Il melone Zatta

Il melone Zatta

Martedì, nel tardo pomeriggio, Valerio mi chiama dal magazzino: “porta la macchina fotografica!” mi dice.
Arrivo e mi fermo davanti alle cassette appena scaricate. “Zucche!” esclamo e inizio a scattare foto.
“Sono meloni!” mi risponde Valerio.

La buccia è bitorzoluta e rugosa di colore verde giallo e, a me, sembra proprio una zucca!
La prima cosa che faccio è aprirne uno, sono molto curiosa di vedere dentro com’è.
Appena lo apro, quello che subito mi colpisce è il profumo intenso.
Lo assaggio, la polpa è saporita, meno zuccherina e più morbida di quella dei meloni che sono abituata a mangiare.

La seconda cosa che faccio è chiamare Claudio Caramadre che li ha coltivati, per chiedere a lui qualche notizia in più.

Al telefono, Claudio ride quando gli dico che ho scambiato i suoi meloni per zucche. “In effetti ci assomigliano” dice, “ma in realtà sono meloni di un’antica varietà, si chiamano meloni Zatta, ma da noi li chiamiamo anche ‘meloni dei papi”. Claudio mi conferma che la polpa di questi meloni è abbastanza morbida e mi consiglia di aprirlo a metà, liberarlo dai semi e mangiarlo con il cucchiaino.

Cercando su internet scopro, poi, che il melone Zatta appartiene alla varietà dei Cantalupo, che la sua storia si perde nei secoli e, sulla varietà Cantalupo, trovo questa notizia curiosa che condivido. Forse non tutti sanno che la varietà Cantalupo prende il suo nome dall’omonima cittadina della Bassa Sabina in cui, nel XV secolo, dei missionari di ritorno dall’Asia lo portarono al castello pontificio. Forse si trattava proprio di un melone Zatta e forse è per questo che Claudio mi ha detto che lo si conosce anche con il nome di ‘meloni dei papi’. Chissà!



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